Grasso è bello

Grasso è bello

Se c’è qualcosa di davvero sottovalutato nel nostro corpo, quello è certamente il grasso (termine medico: tessuto adiposo).

Fianchi larghi, pancia in eccesso: le persone rimuoverebbero volentieri il proprio grasso corporeo. Eppure, per migliaia di anni, essere sovrappeso era motivo di ammirazione, in quanto segno di prosperità e fertilità, ma anche di fascino. Solo in età contemporanea l’ideale di bellezza ha spostato l’attenzione sul magro, ponendolo come modello per i motivi più disparati tra cui la nozione medica, assolutamente corretta, che correla l’obesità a numerose patologie.

Ma perché esiste il grasso? Da un punto di vista biologico non è né per renderci belli, né per renderci brutti, ma per assolvere alcuni compiti importanti, come proteggere organi e tessuti agendo da cuscinetto, impedire la dispersione del calore generato dal nostro organismo e regolare le riserve di energia (glucosio e lipidi) accumulandole e liberandole al bisogno. Il tessuto adiposo partecipa a molte importanti funzioni fisiologiche, come il metabolismo, la fertilità, la coagulazione, ma l’aspetto più sorprendente è l’abbondante presenza di cellule staminali adulte, che rende il grasso un’appetibile fonte cellulare anche grazie alla facilità con cui può essere ottenuto. Il motivo per cui tale risorsa ci sia non è chiaro ai ricercatori e, ad essere onesti, le staminali sono state scoperte nel tessuto adiposo relativamente da poco, ovvero nel 2001. Già all’inizio del XX secolo, però, qualcuno intuì che il grasso fosse un tessuto speciale. Durante la Prima Guerra Mondiale, il Dott. Hippolyte Morestin, pioniere della chirurgia plastica tentò di eseguire, con discreto successo, le prime ricostruzioni facciali di soldati feriti, utilizzando grasso umano autologo. E in epoca ancora più datata, durante la Rivoluzione Americana, veniva addirittura usato il grasso di maiale per trattare le ustioni di guerra. Con le evoluzioni della chirurgia ricostruttiva, il grasso ha mantenuto la sua importanza sia per un motivo estetico, che per la capacità volumetrica, in grado di riempire i grandi vuoti delle perdite di sostanza. La tecnica è chiamata lipofilling e consiste nell’aspirazione di grasso dal sottocute allo scopo di re-iniettarlo sul paziente stesso. Nel corso degli anni, la procedura si è evoluta per ottenere innesti sempre più raffinati, purificati dall’olio residuo che causa reazioni infiammatorie e ridotti nelle dimensioni per sopravvivere meglio all’impianto. È con questa progressione che si è compreso che il tessuto adiposo avesse soprattutto un’azione rigenerativa e non solo volumizzante. Solo in un secondo momento, i ricercatori hanno identificato nel grasso una presenza (abbondante) di cellule mesenchimali staminali, in grado di differenziare nelle cellule dei tessuti connettivi (osso, cartilagine, muscolo, ecc.), ma soprattutto di rilasciare molecole utili alla riparazione del tessuto in caso di danno.

Oggi il grasso è tornato di moda. Almeno in medicina. Molti dispositivi medici, come Lipocell, sono in grado di purificare il tessuto adiposo direttamente in sala operatoria, rendendolo iniettabile e utile per il trattamento di una vasta gamma di patologie che vanno dall’artrosi al piede diabetico. La biologia, però, è complessa, l’uomo è una macchina misteriosa e noi non sappiamo tutti i motivi per cui il tessuto adiposo sia così speciale e utile in medicina. Con ogni probabilità, ciò non dipende solo dall’azione rigenerativa e anti-infiammatoria delle cellule staminali. Nel nostro laboratorio, studiamo i componenti della matrice extracellulare del tessuto adiposo e indaghiamo il potere anti-ossidante dei lipidi, che potrebbe avere una grande influenza sui meccanismi di rigenerazione tissutale. L’obiettivo è comprendere che differenze ci siano tra un individuo e l’altro e quanto dieta e abitudini possano influire sul potenziale terapeutico di questo tessuto.

Nel frattempo, non disperiamoci per quei chili di troppo; dopo tutto, ora abbiamo una scusa scientifica in più per dire che “grasso è bello”.

Omar Sabry

 

Sources:

Benmoussa N, Hansen K, Charlier P. Use of Fat Grafts in Facial Reconstruction on the Wounded Soldiers From the First World War (WWI) by Hippolyte Morestin (1869-1919). Ann Plast Surg. 2017 Nov;79(5):420-422. doi: 10.1097/SAP.0000000000001221.

Murray CK, Hinkle MK, Yun HC. History of infections associated with combat-related injuries. J Trauma. 2008 Mar;64(3 Suppl):S221-31. doi: 10.1097/TA.0b013e318163c40b.

Zuk PA, Zhu M, Mizuno H, Huang J, Futrell JW, Katz AJ, Benhaim P, Lorenz HP, Hedrick MH. Multilineage cells from human adipose tissue: implications for cell-based therapies. Tissue Eng. 2001 Apr;7(2):211-28. doi: 10.1089/107632701300062859